Dati macroeconomici protagonisti del 2015

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dati macroeconomici 2015

dati macroeconomici 2015Il 2015 sta iniziando davvero col botto, considerati i dati macroeconomici provenienti dall’Europa e dell’Italia, alla possibile uscita della Grecia dall’euro e ai recenti avvenimenti di Parigi, anche se questi non incideranno almeno sulle borse, sulla disoccupazione e sull’inflazione. Il fatto che citiamo questi ultimi due dati non è casuale, dato che ieri venerdì 9 gennaio sono arrivati i dati dell’ISTAT e dell’EUROSTAT su questi fattori, che si sono rivelati per l’Italia più o meno catastrofici. Infatti, per quanto riguarda la disoccupazione in Italia si supera il 43% mentre per l’occupazione i dati si rivelano ancora più preoccupanti.

Se la disoccupazione infatti comprende anche coloro che spinti da nuova fiducia si avventurano alla ricerca di un posto di lavoro (diventano “disoccupati” di fatto), i dati sull’occupazione rivelano come tra ottobre e novembre vi siano stati quasi cento mila occupati in meno. Un dato che non lascia spazio ad interpretazioni di sorta e che anzi va con certezza ad annullare i risultati ottenuti con il decreto Poletti di questa estate sulle occupazioni. Ora si aspetta che il Jobs Act entri in funzione e per molti italiani sarà davvero l’ultimo salvagente a cui appendersi, oltre ai risparmi dei propri genitori, dei propri nonni, della propria famiglia. Tra i giovani la disoccupazione resta altissima, cosa che va altamente ad incidere sulla fiducia, lo stesso fattore che fa alzare la disoccupazione nella misura in cui si ha più speranza di trovare un lavoro. Sono dati che fanno impallidire tutte le epoche precedenti, anche se vanno considerati fattori come l’aumento del numero degli universitari rispetto a decenni fa.

Come va in Europa?

In Europa a far da prima della classe vi è la Germania, dove la disoccupazione su base annuale scende al 6,5% un dato che per l’Italia invece sale al 13,4%. Insomma, il miglior dato per la Germania, il peggior dato per l’Italia, dove i giovani tra i 15 e i 24 anni (quelli che dovrebbero maggiormente contribuire ai dati sull’occupazione) contribuiscono con un +0,6%.  Il famoso spread di cui tanto si parla (quello sui BTP) forse dovrebbe allarmare meno di questo altro tipo di forbice, che invece incide maggiormente sulla vita di tutti i giorni e su una quantità di persone ben più alta. E’ vero, non si possono paragonare, ma sicuramente occorrerebbe tenere questo dato maggiormente in considerazione.

Cosa si farà?

Il governo Renzi si dice pronto (e quando ha mai affermato il contrario?) ad affrontare il problema della disoccupazione e Poletti si dice certo che i risultati del Jobs Act andranno a migliorare questi risultati in modo efficace. Noi ovviamente non possiamo sperare che tale evento si verifichi. Di qualunque fazione si faccia parte, si spera che la situazione dell’economia italiana e nel piccolo degli italiani non possa fare altro che migliorare. Il Jobs Act è nella sua fase embrionale e dovrebbe aiutare (almeno negli intenti) le nuove assunzioni. Esperti prevedono che queste inizieranno dalle categorie che consentono dei benefici fiscali e che per le assunzioni vere e proprie ci vorrà molto più tempo. Speriamo bene.

L’inflazione

L’inflazione è un altro dato che preoccupa. Il quantitative easing che Draghi sta cercando di far passare, avrà come obiettivo il raggiungimento di una inflazione pari al 2%, ma per il momento questa resta al palo, con valori annuali inferiori all’1%. In Italia, allo 0%. Se nel 2013 i dati sull’inflazione riportavano un +1,2%, per il 2014 hanno riportato un +0,2% quindi un bel punto secco in meno.

In Europa è andata anche peggio, arrivando persino ad un valore negativo pari al -0,2%. Per la commissione europea tuttavia si tratta di una situazione provvisoria dettata dal crollo del prezzo del petrolio che ha causato l’abbassamento dei costi di produzione di diversi prodotti. Questo ovviamente è un ragionamento/calcolo con molta logica, tuttavia su base annuale si resta un po’ più pessimisti. Quindi, per la commissione europea  non si tratta di una “chiara deflazione” ma di una situazione momentanea molto distorta dal prezzo del petrolio e che quindi occorrerà aspettare dei prezzi più “normali” per poter ricalcolare lo stesso tipo di dato.

Cosa comporta tutto ciò?

Ora veniamo agli effetti di tutti questi dati sugli investimenti, sul sentiment, sul trading. Innanzitutto, il sentiment non va affatto bene poiché i dati negativi complessivi dell’eurozona e dell’Italia (uno dei principali attori dell’economia UE) fanno presagire che vi sarà una fiducia in calo per gli investimenti almeno per i primi mesi del 2015. In Italia, le Borse aspetteranno con ansia i primi dati sull’occupazione e i consumi dopo i primi mesi di attivazione del Jobs Act, vista da molti come ultima barca, dato che di tagli importanti sul fisco non s’è ancora parlato. Renzi parlava dell’uscita dalla crisi qualcosa che arriva come la primavera, ma intanto s’è vista solo una prima-vera mazzata sui dati della disoccupazione, che fanno ancora più rabbia se paragonati a quelli tedeschi.

A proposito della Germania, dedicheremo un articolo alla sua spesa pubblica e al suo debito pubblico, il quale pare che porti con sé molti misteri che cercheremo di chiarire.

Ora, il fatto che l’Europa vada maluccio economicamente da un punto di vista inflazionistico, non può certo far bene all’euro moneta, soprattutto nei confronti di un dollaro che cavalca le onde di una ripresa economica che seppur debole offre qualche buon risultato. A quanto è arrivato l’EUR/USD? A 1,1789. Come avevamo già previsto tempo fa, si va sempre più verso la parità e Dio solo sa se si fermerà lì.

Parità Euro Dollaro?

Se consideriamo l’attuale situazione e la situazione che potrebbe presentarsi fra qualche tempo (giorno), lo scenario della parità non pare poi così fantascientifico. Infatti, se consideriamo che la Grecia il 25 gennaio potrebbe far vincere Tsipras e quindi rinforzare l’ipotesi di “Grexit” ovvero di uscita della Grecia dall’Europa, la cosa si fa ancora più interessante.

Ma non è finita qui: infatti vi sarà anche da vedere come andrà a finire la faccenda del quantitative easing proposto da Draghi (l’acquisti di Titoli di Stato da parte della BCE), cosa che renderà ancora più movimentato il balletto tra Euro e Dollaro.

Come negoziare?

Beh, non è difficile intuire che il pronostico più semplice sia quello che vede un ribasso dell’euro contro il dollaro, perciò quello che vi consigliamo soprattutto in questi prossimi giorni è quello di negoziare short di eur/usd, poiché il 25 gennaio molto probabilmente vi sarà una bella botta che potrebbe far scendere l’euro sotto quota 1,15 ma anche più. Inoltre, nello stesso giorno o meglio il lunedì 26 potranno essere colpiti tutti i listini europei e soprattutto quelli che seguono maggiormente i titoli bancari (es. il FTSE Mib). State certi che se vince Tsipras saranno colpiti molti titoli bancari, nessuno escluso. Chi più, chi meno, ma tutti (a meno che nella stessa giornata non arriveranno notizie positive per quanto riguarda un titolo specifico). Ultimamente è arrivata anche una nota della BCE sulle banche italiane in cui si richiama a favore di un rialzo del capitale delle stesse. Insomma, è un periodo particolare un po’ per tutti e “trovare le risorse” pare diventato lo sport nazionale.

Apriamo una piccola parentesi per evidenziare il risultato dei titoli bancari a seguito della nota BCE, andando così a ricordarvi come queste note creino di fatto bello e cattivo tempo sui mercati e sul trading. Ecco che a seguito della nota Banco Popolare perde più del 7%, Bper 6,68%, Unicredi (5,49%), Ubi (5,14%).  Pensate che MPS, dopo una giornata di giovedì stupenda con un 12% (per via di rumors che vedono l’interessamento di Banco Santander all’acquisizione della stessa banca) venerdì ha perso il 9,4%, anche perché queste voci del Santander sono state smentite. Insomma: dati, rumors e smentite. Il trading pare abbastanza movimentato.

Qualche certezza

A parte queste montagne russe, si possono definire sicuramente dei tratti certi, dei punti per i quali alcuni titoli passeranno. Uno di questi è appunto l’EUR/USD che pare quasi sicuramente destinato ad arrivare sotto quota 1,15. Merita sicuramente interesse, sia per il trading a breve termine, sia per il trading di giornata, così come per il trading a medio termine. Certo, sarà difficile avere ribassi come quelli avuti negli ultimi mesi (si è praticamente passati da 1,40 a 1,17) ma c’è ancora margine per dei guadagni. A questo occorre aggiungere anche un rafforzamento del dollaro spinto da un’economia in crescita e su dati dell’occupazione e disoccupazione positivi.

Un momento più macroeconomico del solito

Vi facciamo notare come i dati macroeconomici al momento siano particolarmente importanti e incisivi. Inoltre, non sono neanche difficili da leggere neanche per coloro che non masticano molta economia poiché si tratta di dati certi, con interpretazioni abbastanza semplificate. Ovviamente, consigliamo di seguire sempre il punto degli analisti professionisti, come ad esempio quelli del Sole24Ore, sempre molto attenti e molto aggiornati.

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