Il bitcoin è imprevedibile. Questo è un punto imprescindibile da cui partire ogni volta che si desidera fare riflessioni sulla regina delle criptovalute. Nel mese di maggio 2021 sono stati due i meteoriti che hanno colpito il pianeta degli investitori in bitcoin: la stroncatura di Elon Musk con l’annessa vendita di bitcoin posseduti da Tesla, e il ban da parte della Banca Centrale della Cina. In questo articolo, ripercorreremo ciò che è successo e poi cercheremo di esporre le varie possibili conseguenze future sulla criptovaluta.
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Indice
Tesla compra bitcoin e poi non li accetta più
Lo slancio più forte nella storia del Bitcoin è partito di fatto quando Elon Musk ha deciso di far comprare alla Tesla, la sua azienda del settore automotive, bitcoin per un valore di 1,5 miliardi di dollari. Successivamente, dopo aver fatto ottenere un forte rialzo del prezzo della criptovaluta, ne ha rivenduta una parte ottenendo una plusvalenza di oltre 100 milioni di dollari. In pratica, tratto profitto dal rialzo causato dal suo stesso ingresso sul mercato.
Fin qui tutto “bene” (sebbene tutto abbastanza folle). Infatti, dopo pochi giorni, Tesla decide di non accettare più bitcoin per l’acquisto delle proprie auto e lo fa insieme ad una serie di critiche verso la criptovaluta non indifferenti. Il tutto causa un crollo del prezzo del bitcoin che in un giorno passa da circa 60 mila dollari a meno di 50 mila.
La ragione delle critiche al bitcoin? Causano troppo inquinamento per il loro mining e l’utilizzo dei server. Questo in realtà ha perfettamente senso, se si pensa che l’obiettivo di Tesla è quello di inquinare meno il mondo. Un concetto che porta avanti con la produzione di auto elettriche.
Ma il punto è questo: a questa scoperta ci si doveva arrivare dopo aver investito così tanto? Generalmente, le ricerche di mercato si fanno prima. La cosa, per quanto coerente e comprensibile, appare quindi un po’ strana per alcuni aspetti. Infatti, c’è chi pensa che dietro la decisione di vendere bitcoin e criticarli ci sia la volontà di restare in buoni rapporti con la Cina (che avrebbe poi bannato il bitcoin) poiché per Tesla rappresenta una fetta di mercato importantissima.
Ban della Cina e il bitcoin crolla ulteriormente
La Banca Centrale Cinese ha deciso di vietare l’utilizzo delle criptovalute per i pagamenti. La notizia si è fatta subito sentire sul mercato delle criptovalute: il bitcoin ha perso il 25% del suo valore in una giornata (per poi recuperare parzialmente nei giorni successivi), e insieme tutte le criptovalute più importanti tra cui ether di Ethereum, Dogecoin, Binance Coin e Cardano. In pochi giorni sono stati persi mille miliardi di capitalizzazione.
In Cina, le varie autorità di vigilanza delle banche e del settore dei pagamenti hanno chiesto ai privati di non utilizzare criptovalute per alcune operazione, in qualsiasi ambito. Ciò include anche il trading e la conversione in valute tradizionali. Questo ci riporta al 2017 quando la Banca Popolare Cinese chiuse le piattaforme exchange locali, dove si concentrava al tempo circa il 90% dei volumi globali del bitcoin.
Ma perché questa decisione da parte della Cina?
La spiegazione ufficiale è che il bitcoin sarebbe molto utilizzato dalla criminalità e che di fatto la rafforzi. In Cina la criminalità è punita molto severamente (anche con la pena di morte) e perciò la sola possibilità che una rete criminale possa ottenere più potere grazie al bitcoin è visto come un pericolo da scongiurare e da combattere per la parte che già si è avvalsa dei profitti dal bitcoin.
Prevalgono le ragioni etiche. È un bene, quindi?
Si può condannare Musk per le sue ragioni ambientali? Si può condannare la Cina per la sua prevenzione al rafforzamento della criminalità organizzata? Certo che no.
Tuttavia, si può fare una critica alle tempistiche. Se questi ragionamenti fossero stati fatti un anno fa, quando i difetti delle criptovalute si conoscevano già, non vi sarebbero stati tanti investimenti tra i quali oggi vi saranno sicuramente alcuni in perdita. Facciamo riferimento ovviamente agli investimenti avvenuti negli ultimi giorni di successo del bitcoin. Ad esempio, chi avrà investito in bitcoin ad un prezzo di 55 mila dollari sperando in un arrivo a 100 o addirittura a 200 mila come si vociferava, avrà comunque perso una buona parte dell’investimento iniziale. Altri, dato che il bitcoin a novembre si trovava ancora sotto quota 20 mila dollari, avranno comunque guadagnato.
Ad ogni modo, il punto sul quale occorre focalizzarsi è questo: il bitcoin non è un investimento sicuro. Come abbiamo sempre detto, se il trading e l’investimento sono attività rischiose (ovvero che prevedono un rischio), il trading o l’investimento sul bitcoin è molto più rischioso. Questo perché il bitcoin e le criptovalute, più di altri asset finanziari, sono interessati da investimenti altamente speculativi, fatti esclusivamente per guadagnare dalle forti plusvalenze che si possono manifestare in un determinato periodo, anche breve.
In pratica, con il bitcoin vengono amplificati i tempi e la forza delle variazioni di prezzo, perciò vengono amplificati i rischi. Si tratta di un mercato altamente volatile, a volte in modo innaturale. Infatti, se già quando non accade nulla è volatile, quando vi sono dichiarazioni di autorità governative o di influencer importanti come Musk, diventa molto più che altamente volatile.
Tornando alla domanda: conviene ancora investire in bitcoin?
Per capire se convenga ancora investire in bitcoin occorre considerare alcuni pro e contro.
- Contro: vi potrebbero essere ulteriori stati che bannano le criptovalute come metodo di pagamento
- Contro: vi potrebbero essere ulteriori grandi investitori come Elon Musk a decidere di vendere
- Pro: alcuni paesi potrebbero regolamentare le criptovalute come metodo di pagamento
- Pro: potrebbero esserci nuovi grandi investitori come lo è stato Elon Musk
Va detto che di Elon Musk non ce ne sono molti, così come va detto che i paesi non sono tutti uguali per quanto riguarda ban e regolamentazioni.
Di certo, occorre stare con gli occhi aperti e capire se il ragionamento fatto dalla Cina verrà o meno adottato anche da altri paesi importanti. Se gli USA decidessero di bannare le criptovalute, ad esempio, potrebbe essere un punto di non ritorno. In Europa, Cristine Lagarde ha già evidenziato le preoccupazioni sulle criptovalute, la quale definisce “criptoasset” perché con le valute non hanno nulla a che fare. La stessa Lagarde ha dichiarato che chi investe in criptovalute dovrebbe essere pronto a perdere completamente ciò che ha investito.
In definitiva, è un momento non proprio rassicurante per chi ha investito in bitcoin e criptovalute (soprattutto dopo l’ennesimo boom) o per chi sta valutando se investire. A tutto ciò di cui abbiamo parlato, va aggiunto un altro particolare, non proprio rassicurante, ovvero la presa di posizione delle autorità governative nei momenti in cui il bitcoin assume molto valore rispetto alle previsioni. Ciò potrebbe far pensare che ci sia la volontà generalizzata di tenerlo sotto controllo e di sgonfiarlo periodicamente. Potrebbe essere solo una supposizione, ma finora è ciò che è avvenuto. Arriveranno altri ban di altri paesi? Staremo a vedere.
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