Stile d’investimento attivo o passivo? Scopri che tipo di investitore sei.

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Stile d'investimento

Per investire bene bisogna tenere in considerazione una serie di fattori, uno dei quali è lo stile d’investimento. Le opinioni degli esperti tendono, come spesso avviene, a polarizzarsi: c’è chi sostiene strenuamente lo stile attivo e chi quello passivo. Ma come vedremo ogni modalità presenta i suoi pro e i suoi contro.

Posto che è impossibile fornire dei consigli specifici (che solo un consulente può dare!) senza conoscere la fattispecie concreta cercheremo di analizzare, in modo oggettivo e generale, i vantaggi e gli svantaggi dei diversi stili di investimento, per poi fornire alcuni consigli generali per aiutarti a decidere quale stile fa al caso tuo.

Prima di iniziare, è bene ricordare che in qualsiasi caso è sempre meglio operare con broker regolamentati, per non correre il rischio di incappare in condizioni di trading inique. Consulta la lista nella nostra pagina dedicata alle migliori piattaforme di trading in Italia.

Investimento attivo e passivo: panoramica e differenze fondamentali

Investimento attivo

L’investimento attivo, come suggerisce il nome, richiede che qualcuno gestisca attivamente il portafoglio. Quindi, selezione dei titoli, per scegliere le società che – si spera – sovraperformeranno rispetto alle altre nell’indice di riferimento. Si sfruttano le fluttuazioni del mercato per cercare di guadagnare.

Non si tratta di una strategia di lungo termine: l’obiettivo è battere la media del mercato sul breve periodo. Se i guadagni sono potenzialmente molto elevati chi non sa cosa fa rischia tanto: solo un alto livello di conoscenza finanziaria, tanto tempo da dedicare allo studio e al monitoraggio dei mercati finanziari e una certa propensione al rischio consentono di minimizzare i pericoli che si associano a questa forma d’investimento.

Drawdown tipico del buon investimento

Insomma, chiunque gestisca il portafoglio, deve avere l’esperienza necessaria per capire qual è il momento esatto per comprare e vendere. Per questo motivo molti preferiscono delegare le funzioni di gestione a un gestore esterno di portafoglio.

Lo stile d’investimento attivo presuppone l’attività di selezione dei titoli per l’individuazione delle migliori opportunità. Ma per portare a termine questa operazione i gestori si devono avvalere di tutta una serie di strumenti di analisi e di monitoraggio che possono fare lievitare il costo in modo anche notevole. Quindi uno dei contro fondamentali di ogni modalità d’investimento attivo che si rispetti (condotta con cognizione di causa) è rappresentato proprio dalle spese.

Investimento passivo

Con l’investimento passivo ci si focalizza invece su un arco temporale di medio/lungo periodo.

Si acquistano i titoli che compongono un determinato indice cercando non tanto di ottenere profitti elevati sul breve ma piuttosto di scongiurare, nei limiti del possibile, il rischio di subire perdite rilevanti. L’obiettivo di fondo è quello di replicare l’andamento dell’indice di riferimento, quindi gli acquisti avverranno proporzionalmente al peso di ciascun titolo all’interno dell’indice.

Se questo stile non garantisce grandi profitti si tratta tuttavia di quello che meglio si adatta alle esigenze della maggior parte degli investitori, in quanto mediamente meno pericoloso.

Per quanto riguarda invece gli strumenti utilizzati, emblema degli investimenti passivi sono gli ETF. I fondi comuni di investimento presentano un vantaggio importante: la diversificazione. Puntando su un paniere di titoli e non su un titolo specifico, scongiurano il rischio – in linea di massima – di ottenere rendimenti nettamente peggiori rispetto alla media di mercato. Di conseguenza presentano una volatilità minore rispetto alle opzioni e ai futures.

Il concetto centrale nell’investimento passivo è che le fluttuazioni sono irrilevanti, semplice rumore: si guarda al trend di lungo periodo. Risulta quindi di fondamentale importanza, quando si sceglie una strategia di lungo periodo, evitare di cedere alla tentazione di vendere in momenti di crisi e restare invece focalizzati sul long-term.

Il costo dei fondi passivi è minore: non c’è attività di selezione dei titoli migliori, quindi la ricerca è meno costosa e non richiede l’utilizzo di complessi e costosi strumenti finanziari.

Qual è l’opzione più adatta a te?

Come ormai dovrebbe essere chiaro non c’è una risposta valida per tutti. Tuttavia, si può definire la risposta prendendo in considerazione tre diversi fattori.

Budget

Il primo fattore da prendere in considerazione è il budget. Ad esempio se programmi d’investire in un fondo attivo allora avrai bisogno di un budget più elevato rispetto a uno passivo, per i motivi che abbiamo analizzato.

Propensione al rischio

Secondo fattore da prendere in considerazione è la propensione al rischio. La quale può dipendere a sua volta sia da fattori meramente psicologici – alcune persone sono naturalmente più portare per il rischio mentre altre meno – che dall’orizzonte temporale. Ad esempio un pensionato avrà un orizzonte temporale di breve periodo e quindi tendenzialmente dovrà favorire scelte più conservative rispetto al patrimonio: il lungo periodo consente infatti d’ignorare le perdite nel breve, certi che si riesca a recuperare sul lungo.

Livello di conoscenza del mercato

Terzo fattore è il livello di conoscenza e di approfondimento dei mercati finanziari. Ovviamente, se non ci si occupa per lavoro di investimenti, il tempo che si può dedicare a quest’attività è tutto sommato limitato. Se si è agli esordi, allora vale forse la pena limitarsi a forme di investimento più sicure, come gli ETF, rimandando l’utilizzo di strumenti più sofisticati ad una fase successiva. In ogni caso risulta fondamentale restare focalizzati ed aggiornati.

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